Un interessante articolo sul sito del comune di Bisacquino (PA) tratta la figura del falegname nella civiltà contadina, con particolare riferimento al contesto di appartenenza.
Riportiamo alcuni paragrafi che riteniamo molto interessanti.
Nella civiltà contadina, il legno era il principale materiale d’uso, una risorsa vitale nei processi di lavorazione, un bene essenziale ed un vero e proprio capitale per l’economia dei piccoli laboratori artigiani. […]
Ogni prestazione d’opera del falegname cominciava sempre dalla personale ricerca del materiale prima: nei mesi di gennaio e febbraio partiva per i boschi e abbatteva gli alberi col favore del vento di tramontana ma in presenza dello scirocco per evitare il rischio di una precoce tarlatura del legname.
L’attrezzatura dell’artigiano, prima dei recenti progressi di meccanizzazione era ridotta all’essenziale; seghe, morse, pialle; lo strumento che però si imponeva sugli altri per la grande semplicità , ma allo stesso tempo per la complessità delle operazioni che consentiva di compiere, era il banco da lavoro […]
Le morse erano di diversa grandezza e venivano costruite direttamente dai falegnami stessi […]
Nelle piccole comunità rurali come bisacquino […] lo stesso artigiano finiva con l’esercitare un largo ventaglio di attività connesse alla produzione di una vasta gamma di manufatti di legno sicchè al falegname si potevano commissionare sia prodotti semplici destinati all’agricoltura sia pregiati mobili.
Altre frequenti commissioni erano la costruzione e riparazione di oggetti di legno che costituivano l’apparato strumentale di cui il contadino aveva bisogno: pale, tridenti e aratri per la cui realizzazione impiegavano dai tre o quattro giorni, occorreva un lavoro di precisione in quanto doveva risultare ben equilibrato nella forma e nelle misure , in modo da distribuire il peso sugli omeri dei due animali. Di ogni ceppo e di ogni piccolo pezzo di legno, veniva fatto un uso attento e previdente per evitare sprechi e per sfruttare al massimo tutta la quantità del materiale di cui poteva disporre […]
Gli interni delle botteghe dei falegnami locali erano semplici e molto simili fra di loro: piccole stanzette con le pareti ingiallite dal tempo e dalla polvere di segatura, corredate da banchi di lavoro seghe sparse qua e la; tutti gli attrezzi venivano scrupolosamente ordinate in ogni specifico armadio (“a’rastigghera” cat. n° 252) un grosso mobile di legno con tanti piccoli supporti e insenature costruiti dai falegnami stessi per sistemarvi gli arnesi che utilizzavano quotidianamente nel loro lavoro. […]
Per il contesto sociale ed economico bisacquinese, quella del falegname era senza dubbio una figura di grande prestigio per una comunità che traeva il suo sostentamento dalla terra. […]